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Che bellezza, la 78esima Mostra del Cinema di Venezia

La Mostra del cinema di Venezia si è appena conclusa e alcuni film sono già a disposizione del grande pubblico nelle sale. L’occasione è buona per continuare a parlare di cinema…

Tra le scene memorabili di questa ricchissima 78ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia al primo posto c’è il pianto del regista della Grande Bellezza, Paolo Sorrentino, al momento della vittoria del Gran premio della giuria per È stata la mano di Dio, un film intimo e commovente, che uscirà nelle sale il 24 novembre e su Netflix il 5 dicembre.

Il Leone d’oro, tuttavia, è andato a L’événement della regista francese di origini libanesi Audrey Diwan che, solo al secondo film della sua carriera, riadatta la storia autobiografica della scrittrice Annie Ernaux (pubblicata in Italia da L’Orma), e ci racconta il destino insopportabile delle giovani donne che ricorrono all’aborto clandestino.

Tra gli altri premi, si segnalano il Leone d’argento per la miglior regia vinto da Jane Campion per The power of the dog, la miglior sceneggiatura per Maggie Gyllenhaal che ha debuttato con The lost daughter, il Premio speciale della giuria per Il Buco di Michelangelo Frammartino, che segue un gruppo di speleologi nelle cavità del Pollino, e l’assegnazione dei premi per la migliore interpretazione femminile e maschile, la Coppa Volpi, a Penelope Cruz per Madres Paralelas e a John Arcilla per On the Job: The Missing 8.

Non c’è spazio, ovviamente, solo per i vincitori. Qui rido io di Mario Martone, con protagonista Toni Servillo nel ruolo del commediografo napoletano Eduardo Scarpetta (padre, tra gli altri, dell’immortale Eduardo De Filippo), ha riscosso dieci minuti di applausi durante la prima al Lido e ha il merito di riportare sul grande schermo una delle storie teatrali più affascinanti del Novecento italiano.

La mostra quest’anno si è sviluppata sotto il segno di Toni Servillo, che si è presentato come interprete in ben tre film: oltre nei già citati Qui rido io ed È stata la mano di dio anche in Aria ferma di Leonardo Di Costanzo, presentato però fuori concorso; e sotto il segno di Netflix che ha prodotto ben quattro delle opere in concorso, dal film di Sorrentino, di Gyllenhaal, di Jane Campion fino a 7 Prisoners del regista brasiliano Alexandre Moratto.

Se il grande regista italiano, Mario Monicelli, diceva che «il cinema non morirà mai, ormai è nato e non può morire: morirà la sala cinematografica, forse, ma di questo non mi frega niente», possiamo dire anche che le parole sul cinema non moriranno mai, siano fatte di brusii e di pettegolezzi, di discorsi pronunciati a caldo o a freddo, ordinati su articoli, recensioni o libri.

Ecco allora la segnalazione di alcuni titoli sul cinema che provengono direttamente dall’Università Cattolica. Ultimo uscito, in ordine di tempo, Il cinema americano in Italia. Industria, società, immaginari. Dalle origini alla seconda guerra mondiale di Federico Di Chio, che affronta tre ambiti di analisi indipenden­ti, ma intrecciati. Anzitutto la vicenda industriale e politica di Hollywood nel nostro Paese, domandandosi in che misura l’industria culturale si è presen­tata ‘a braccetto’ con Washington nel coltivare le relazioni istituzionali nel nostro Paese. In secondo luogo l’analisi si orienta sull’impatto che la cinematografia americana ha avuto sui quadri valoriali, sul costume e sull’immaginario degli italiani, in anni tanto cruciali per il percorso di modernizzazione dell’Italia. Infine l’indagine verte su quali film americani hanno avuto un particolare successo, sui motivi, e sugli effetti che hanno sortito sull’inconscio degli spettatori e sopratutto dei registi italiani.

Altro volume, sempre del 2021, è Fuori circuito. Altre forme di produzione del cinema italiano di Roberto Della Torre, pubblicato da EDUCatt, che dedica la sua attenzione alla storia, che raggiunge il suo apice negli anni Settanta, della proliferazione di forme di produzione alternative al lungometraggio di finzione, rivolte a pubblici specifici e destinate a luoghi di fruizione diversi dalla sala cinematografica. Un modo per incontrare un mondo lontanissimo dalla ribalta e che racconta le vicende più disparate, dal film missionario ai filmati di famiglia, dal cortometraggio d’animazione alla new media art, dal documentario al film hardcore.

In fondo, quanto è bello parlare di cinema?

[Altri libri sul cinema, rispettivamente dai cataloghi di Vita e Pensiero e di EDUCatt: Cinema, pratiche formative, educazione di Pier Cesare Rivoltella e Libri in pellicola. Casi editoriali del cinema italiano, una selezione di capolavori curati dagli studenti del Laboratorio di Editoria dell’Università Cattolica sotto la direzione di Roberto Cicala].

Simone Biundo

Simone Biundo (Genova, 1990) è insegnante di lettere a Genova in una Scuola secondaria, è editor della rivista «VP Plus», è ricercatore indipendente di storia dell’editoria e della letteratura. Ha pubblicato poesie su «Neutopia», «Margutte», «Poesia del nostro tempo» e «Nuovi Argomenti». Per Interno Poesia è uscito il suo primo libro di poesie, "Le anime elementari" (2020). Con il poeta Damiano Sinfonico, l’attrice e linguista Sara Sorrentino cura la rassegna di poesia contemporanea , poet. – alla libreria Falso Demetrio. Qui in EDUCatt collabora come ghostwriter, SMM e content manager.

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