Riflessioni

La pace corre sull’Orient Express

Don Mauro Cinquetti, Assistente pastorale del campus di Brescia dell’Università Cattolica, racconta il viaggio in treno di Draghi, Macron e Scholz come occasione per rimettere in moto per l’Europa quello che Paul Ricoeur chiamava lo “scambio delle memorie”.

Draghi, Macron e Scholz in treno per Kiev vanno a offrire l’ingresso nell’Unione all’Ucraina. Un’immagine che si fa simbolo di una pace che corre sull’Orient Express. È l’icona di un’Europa piccola, divisa e insicura, demograficamente in declino, economicamente dipendente, schiacciata tra Stati Uniti, Gran Bretagna, Cina e India, che cerca caparbiamente un’iniziativa in questo conflitto. Forse non cambierà molto, neppure le proposte avanzate appaiono chiare. Eppure si può intravedere una speranza.

L’Europa porta con sé le ferite di due terribili conflitti e da settant’anni, attraverso la pace, persegue la via di una collaborazione tra popoli che si sono combattuti aspramente. In quei tre leader insieme ci sono paesi che sono stati nemici: la storica rivalità tra Francia e Germania è radicata fin dal medioevo dalla divisione del Sacro Romano Impero di Verdun (843) e arriva fino alla battaglia di Sedan (1870) e ai due conflitti mondiali; la tensione tra Italia a Francia va dall’occupazione napoleonica attraverso la rivalità per il controllo del Nordafrica, fino al secondo conflitto mondiale; Italia e Germania erano su fronti opposti nel conflitto del 1915-18, poi ci fu la tragica alleanza di Mussolini con Hitler che portò l’Europa a una delle pagine più dolorose, fino all’occupazione tedesca in Italia e alla Resistenza.

I tre leader insieme sono il simbolo del cammino difficile di integrazione europea. Un cammino fatto di passi avanti, ma di molti passi indietro, che cerca faticosamente di costruire un’unione che non cancelli le differenze e non annulli le reciproche memorie. L’Unione Europea è nata e può crescere solo attraverso quello che Paul Ricoeur chiamava lo “scambio delle memorie”, cioè lo sforzo di lasciarsi narrare da punti di vista diversi la storia, di intrecciarsi con l’altro in uno sforzo di immaginazione e simpatia, perché la verità storica è sempre plurale e l’identità dei popoli non è una sostanza immobile, ma una storia narrata ricca di intrecci, che si arricchisce nell’ospitare l’altro. Così, attraverso racconti diversi, il passato può essere rivisto e risignificato e si può aprire la strada per una pace duratura e, forse, anche per il perdono (che non significa dimenticare).

Ricoeur vedeva in questo cammino di ospitalità l’opera nascosta del comandamento evangelico dell’amore per i nemici: l’altro, il nemico, che è trasformato in ospite degno di essere riconosciuto. Potremmo dire che il Vangelo anima la laicissima Europa? Forse un po’ sì.

Certamente il patriarca di Mosca Kirill non sembra essere di questo avviso, associando l’Europa e tutto l’Occidente alla corruzione per aver capitolato al liberalismo, alla cristianofobia, alla globalizzazione e al secolarismo militante. È l’ideologia del “mondo russo” che trova tanto favore nella chiesa ortodossa e che affascina anche molti cristiani in Europa, cattolici e protestanti.

Credo sia una questione cruciale per il cristianesimo oggi: essere meno il proprio potere e correre il rischio della compassione e dell’ospitalità per la costruzione di una storia comune che non possiamo prevedere, oppure difendere il proprio ruolo e rivendicare la propria identità contro gli altri col rischio di generare conflitti.

I tre leader europei sul treno per Kiev che vanno a offrire l’ingresso nell’Unione all’Ucraina possono essere una speranza in tempo di guerra: popoli che si sono combattuti possono tornare a viaggiare insieme e, seppur con fatica, camminare verso un progetto comune, che vuole essere condiviso con altri compagni di viaggio. Quell’immagine rappresenta uno di quelli che Ricoeur chiamava “stati di pace”: gesti che, seppur episodici ed eccezionali, aprono uno spazio di speranza nella politica e nel diritto e immettono nella storia un’onda di irrigazione e di irradiazione che, in maniera segreta e obliqua, possono far avanzare la storia verso un futuro di pace.

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