Storie

Semel Augustinus, semper augustinus

L’Università Cattolica deve molto a sant’Agostino, figlio di una conversione che avvenne nei pressi della sua sede milanese e ispiratore dell’altra, quella del fondatore dell’Ateneo che ne mutuò il nome facendosi francescano.

Narra la Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che, intorno al 387 (era arrivato a Milano nel 384) Agostino di Ippona si trovasse in un giardino, sotto una pianta, senza sapersi decidere se restare nel mondo o consacrarsi a Dio: a un tratto da una casa vicina ode una voce che gli ripete più volte: «Prendi e leggi, prendi e leggi». Da lì, matura la certezza della sua conversione (Confessioni 8, 12, 29).

Il luogo, mai rintracciato con certezza, potrebbe corrispondere all’attuale Giardino di Santa Caterina d’Alessandria, all’interno del Campus universitario dell’Università Cattolica.
L’episodio è raffigurato in una cappelletta adiacente a un’uscita secondaria dell’Università, di rado accessibile, ma che i ragazzi del collegio Augustinianum qualche anno fa avevano aiutato a riaprire come luogo di riflessione e lettura, anche grazie alla donazione di una parte della biblioteca di un altro Agostino, il prof. Fusconi, docente dell’Ateneo ed ex studente dello stesso collegio.

In effetti proprio a s. Agostino si richiama strettamente anche il primo dei Collegi voluti da p. Gemelli, concepito come «comunità educante» fin dal 1926 e realizzato nel 1933.
Alla posa della prima pietra, in quell’anno, il cardinale Schuster ne tracciava un suggestivo profilo ideale: «Questo cenobio che un tempo è stato tranquillo asilo di monaci i quali studiavano e vivevano pregando, ora viene, per così dire, formando un nuovo ordine di monaci che si dedicano nuovamente alla vita di studio e di preghiere».

Il Collegio prese il nome dal fondatore dell’Università, come l’adiacente Ludovicianum da quello di Ludovico Necchi, o piuttosto dall’ispirazione stessa che aveva guidato la conversione di Edoardo Gemelli e la scelta del suo nuovo appellativo, figlia dell’ambiente in cui Gemelli aveva maturato la sua scelta di fede e testimoniata, tra indicazioni non troppo insistite (lo ricorda Luciano Pazzaglia riportando uno scritto di Gemelli del 1924, in La conversione di Gemelli. Da Edoardo a frate Agostino [Morcelliana, Brescia 2022]: «Ogni volta che io leggo un libro sulla conversione, ovvero la storia di una conversione mi ripropongo il problema di scriverne uno pur io; ma sempre, dopo breve meditazione, penso che è meglio non farne nulla. Forse anche per un certo pudore. Non vorrei si pensasse che io metto in mostra l’intimità della mia conversione. Nella ‘camera nuziale’ della mia anima, non c’è posto che per Dio»), dalle tracce di sapore agostiniano disseminate in Università Cattolica, come il motto della stessa casa editrice Vita e Pensiero o la targa posta all’ingresso della prima Biblioteca, scomparsa nella ristrutturazione degli anni Sessanta ma ancora visibile nelle foto d’epoca.
E del resto, la prima sede dell’Università in via s. Agnese era sorta su quello che era stato un monastero agostiniano femminile prima di diventare abitazione dell’architetto Luigi Canonica; e sapore chiaramente agostiniano ha la raffigurazione sul labaro – lo stendardo dell’Università – che data intorno al 1926 e che unisce il cuore fiammeggiante al libro aperto con il motto «in scientia religio et in religione scientia».

A Milano in Collegio Augustinianum s. Agostino vescovo è ricordato anche in una piccola statua, donata dagli ex collegiali, che in cappella affianca una pregevole, altrettanto piccola «Madonna del mantello». Una copia dell’effige di s. Agostino costituisce anche il dono per l’“agostino dell’anno”, il premio conferito dall’Associazione Agostini semper a un alumnus del Collegio che si sia particolarmente distinto in campo sociale o pubblico: si svolge ogni anno durante l’Assemblea generale dell’Associazione e comprende nell’albo alumni come Romano Prodi, Tiziano Treu, Giovanni Maria Flick, Alfonso Sabella, Luciano Ghelfi, Armando Matteo, Stefano Zamagni.

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