Dal dolore al riscatto, un incontro con Marco Sorbara
Il 21 maggio in Collegio Augustinianum a Milano un incontro con Marco Sorbara – vittima di un’accusa che gli è costata più di 900 giorni di carcere e che è riuscito a superare grazie ai valori della fede, dell’educazione e dello sport – per riflettere sulla giustizia, la speranza e il potere del perdono.
Mercoledì 21 maggio alle ore 18.00 il Collegio Augustinianum ospita un incontro di particolare valore umano e sociale dedicato alla storia di Marco Sorbara, figura di resilienza e rinascita. Saranno presenti all’incontro la professoressa Elena Marta, presidente di EDUCatt, Matteo Dominidiato, direttore del collegio Augustinianum, e il giornalista di «Avvenire» Giorgio Paolucci, per mettersi in dialogo con Sorbara e offrire spunti di riflessione su temi sempre attuali: la giustizia e il perdono.
A gennaio del 2019 Marco Sorbara, fino ad allora ex giocatore di hockey su ghiaccio in serie A, affermato commercialista, prima assessore in Comune ad Aosta e poi consigliere regionale valdostano, viene travolto da un’accusa gravissima che gli costerà 909 giorni di carcere.
Dopo tre anni di custodia cautelare, l’assoluzione con formula piena ha sancito la sua totale estraneità ai fatti. Ma nel frattempo, la sua vita – personale, politica e pubblica – era già stata profondamente segnata.
Quella di Sorbara è anche la vicenda di un uomo che ha scelto di non lasciarsi schiacciare dal dolore, trovando nel dialogo, nella fede e nell’ascolto una via per ricostruire, per comprendere e perdonare.
È la testimonianza di chi crede che la giustizia debba riparare prima ancora che punire; un approccio quello della “giustizia riparativa” – che in Università Cattolica ha una esperta a livello internazionale nella professoressa Claudia Mazzucato – che non si limita a punire il colpevole ma cerca di ricomporre il legame sociale spezzato dal reato, dando voce e dignità anche alle vittime e offrendo spazio alla responsabilità e al perdono.
«Chi era vicino a me aveva voglia di vendetta nei confronti di chi mi ha rovinato la vita – racconta Sorbara in un’intervista telefonica – tutti si credono vittime, anche coloro che sono considerati colpevoli dalla giustizia. Ma può capitare che sia la vittima a mettersi in gioco, cercando un dialogo con il proprio carnefice; ecco, lì può cambiare qualcosa».
Marco Sorbara si fa portavoce di questa visione anche attraverso una “gabbia mobile” progettata per riprodurre, dalle dimensioni alle scritte sui muri riscritte a memoria, la cella di isolamento in cui è stato costretto in isolamento per 45 giorni e dalla quale racconta, in giro per l’Italia, la sua storia e l’importanza di una giustizia che curi e che abbia un volto più umano, più profondo, più comunitario.
L’appuntamento all’Augustinianum vuole essere un momento di ascolto e dialogo, rivolto in particolare alla comunità universitaria: a chi studia diritto, a chi si forma nelle scienze sociali, ma anche a chi cerca nel proprio percorso intellettuale e spirituale una giustizia che non sia solo norma, ma relazione e responsabilità. Ascoltare le parole appassionate di Marco Sorbara è un modo per ridare centralità al volto umano dietro ogni vicenda giudiziaria.
L’immagine in copertina è stata presa dall’articolo Marco Sorbara: “909 giorni detenuto da innocente, 45 in isolamento. E poi assolto: come è cambiata la mia vita” firmato da Federica Olivo per l’«Huffington Post». La storia di Marco è stata raccontata anche su «Avvenire» da Maurizio Carucci.
