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La grande sfida delle residenze universitarie

Nonostante i fondi stanziati dal PNRR, le residenze universitarie non sono ancora numerose a sufficienza per soddisfare la domanda degli studenti, mentre i canoni d’affitto rappresentano spesso un’ardua sfida per molte famiglie. Si aggiunge inoltre la necessità di trovare non solo un alloggio dove dormire, ma anche un luogo e una community in grado di offrire occasioni e scambi culturali.

È partita a inizio maggio la protesta degli studenti universitari contro il caro-affitti davanti al Politecnico di Milano, quando Ilaria Lamera si è accampata con una tenda davanti all’Università. Il forte gesto di dissenso ha incoraggiato operazioni analoghe in molte città universitarie italiane, da Nord a Sud, riuscendo a raggiungere i tavoli ministeriali che hanno emesso un emendamento da 660 milioni di euro previsti dal PNRR per contrastare l’aumento dei prezzi, per poi ritirarlo cinque giorni dopo.

I fondi del PNRR e i canoni d’affitto delle nuove strutture

Tra gli obiettivi del PNRR spicca anche il miglioramento della residenzialità universitaria, cui sono stati destinati 960 milioni di euro complessivi per aggiungere, entro dicembre 2026, 60mila posti letto che corrispondono al 125% in più dei posti attualmente disponibili. I finanziamenti passano attraverso due canali: da un lato l’incremento del 75% del cofinanziamento ministeriale previsto dalla legge 338/2000 per realizzare e ristrutturare le residenze universitarie e dall’altro la riforma della legislazione sugli alloggi che prevede agevolazioni fiscali, ridefinizione degli standard e nuove forme di partenariato pubblico-privato.

Nel 2022 sono stati creati poco più di 8.500 posti letto e soltanto 2.173 sono strutture di enti convenzionati con il diritto allo studio che prevedono canoni d’affitto concordati a livello regionale. A Milano, per esempio, una stanza messa a disposizione grazie ai fondi del PNRR arriva a costare 767 euro al mese, bolletta della luce esclusa, mentre una camera con canone d’affitto stabilito dalle tariffe DSU della Regione Lombardia può costare 250 euro al mese.

Infatti, come riporta un articolo di Alessandro Santoro, team leader del Ministero dell’Economia e delle Finanze per la Missione 4 durante la fase di definizione del PNRR, il Piano rischia di essere un’occasione persa rispetto alla tutela del diritto allo studio, sia per la difficoltà in generale di attuare e riformare leggi esistenti e sia per la scelta di puntare sul settore privato che ragiona con logiche di mercato a volte lontane dalle esigenze delle famiglie più fragili dal punta di vista economico.

«Non è solo una questione di alloggio dove dormire»

La scelta di un alloggio vicino al proprio Ateneo è spesso accompagnata da una serie di valutazioni che non riguardano solo il costo e la distanza dall’università. La possibilità di entrare in contatto con una community in grado di offrire occasioni di scambi culturali può infatti cambiare sensibilmente l’esperienza degli anni universitari. Come ha sottolineato Elena Marta, presidente di Educatt, in un articolo pubblicato su «Avvenire» riguardo all’esperienza dell’Ente nelle sue soluzioni abitative, «non è solo una questione di alloggio dove dormire, significa anche sostenere gli studenti fuori sede con un programma educativo originale che comprenda attività, incontri, workshop e stage utili alla formazione accademica e culturale. La sfida oggi è trovare una modalità per sviluppare un progetto di formazione integrale di questo tipo anche in unità abitative differenti rispetto ai collegi e alle residenze».

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