In Università

Cina e Università Cattolica: un ponte tra due mondi

Un incontro tra popoli, uno scambio culturale che da quarant’anni avvicina gli atenei universitari di Italia e Cina: un approfondimento sull’Associazione di studenti cinesi in Cattolica, sull’Istituto Confucio e sul rapporto l’Ateneo e le università cinesi.

Forza, armonia, potere magnanimo: queste sono le virtù incarnate dal Drago, segno sotto il quale ha avuto inizio, il 10 febbraio, l’anno lunare secondo il calendario cinese. La Festa di Primavera, nota ai più come Capodanno cinese (Chun Jie), è tra le feste più importanti e significative per la Cina, e viene celebrata in Oriente e Occidente nelle due settimane successive al primo giorno del nuovo anno. Musiche, danze, cortei e pietanze prelibate, ma anche momenti di condivisione e approfondimento per avvicinarsi alla cultura millenaria di uno degli Stati più grandi al mondo: da qui l’invito, per il pomeriggio di venerdì 16 febbraio in via Paolo Sarpi, a creare lanterne, cantare, scrivere con il pennello, preparare ravioli e assaporare l’autentico tè cinese assieme ai ragazzi e alle ragazze membri della Cattolica Chinese Students Association.

La Cattolica Chinese Students Association

L’associazione culturale CSA, fondata nel 2018 da Luisa Chen, Qiang Werry Xu e Yimi Yang, nasce con il desiderio di creare una comunità in cui studenti e studentesse provenienti dalla Cina o di origini cinesi possano trovare sostegno e supporto durante il proprio percorso universitario. E non solo questo, come sottolinea Anting Wang, vicepresidente dell’associazione:

La caratteristica che rende speciale la nostra associazione rispetto alle altre diffuse nel contesto italiano universitario è che il CSA accoglie sia cinesi nati in Italia, sia studenti internazionali. Mentre le altre università hanno associazioni indipendenti per le due categorie, noi della Cattolica abbiamo deciso di integrare tutti, evitando in questo modo potenziali divisioni e isolamenti nei due gruppi. Un altro nostro punto di forza è che assieme a noi ci sono studenti e studentesse che non hanno origini o legami diretti con la Cina, ma desiderano avvicinarsi alla nostra cultura e alla nostra lingua con il proprio percorso di studi: loro ci forniscono un aiuto preziosissimo soprattutto dal punto di vista linguistico, e noi a nostra volta trasmettiamo loro la preziosità nascosta nelle espressioni e nei sinogrammi cinesi.

Il CSA, associazione riconosciuta sia dal nostro ateneo sia dall’ambasciata cinese in Italia, quest’anno conta una trentina di membri che basano i propri momenti di incontro sulla collaborazione e sulla condivisione: «Ci aiutiamo vicendevolmente, ci raccontiamo e ci ascoltiamo» prosegue Anting. «Abbiamo organizzato eventi dedicati ovviamente alla cultura cinese, invitando ospiti per delle conferenze basate sulle proprie esperienze lavorative e su come superare le eventuali difficoltà durante e dopo l’università. Diamo spazio anche al dibattito su tematiche delicate per la nostra formazione, come per esempio il talk dedicato al tiger parenting, ma non ci lasciamo sfuggire momenti, come il Capodanno cinese per l’appunto o la Welcome Dinner aperta a soci vecchi e nuovi, per mangiare insieme, giocare, cantare e fare festa.»

L’Istituto Confucio

Un ponte tra la Cina e l’Italia, il desiderio di diffondere la cultura cinese per evidenziarla, esprimerla e confrontarla con le altre, insistere sulla bellezza della diversità e delle diverse prospettive: questo l’obiettivo risuona anche nella mission dell’Istituto Confucio, l’istituzione per la diffusione all’estero della lingua e cultura cinese che ha sede in diverse università italiane, tra cui il nostro ateneo.
In particolare la sede presente in Università Cattolica, nata nel 2009 in partnership con la Beijing Language and Culture University (BLCU), offre un’ampia gamma di corsi di lingua e di cultura cinese, che tengono conto di tutti i livelli di conoscenza della lingua, di una varietà di interessi culturali e sono rivolti a studenti (anche non iscritti all’Università Cattolica) di tutte le età.
L’Istituto mette inoltre a disposizione corsi su misura per le aziende che desiderano formare il proprio personale in modo che, grazie all’approfondimento del Business Chinese, operi più efficacemente nel mercato. Non solo: grande rilievo viene dato a eventi culturali che, tra incontri, seminari, pubblicazioni e presentazioni, diffondono e promuovono la conoscenza di un Paese ancora oggi legato in alcuni contesti a un’immagine stereotipata ormai da allontanare.

La lingua cinese, introdotta come lingua curricolare nell’anno accademico 2005-2006, ha negli anni affascinato sempre più studenti e studentesse, il cui entusiasmo non è stato scalfito nemmeno dalle difficoltà causate dalla pandemia globale del 2020. La professoressa Elisa Maria Giunipero, professoressa ordinaria di Lingua e cultura cinese e Storia della Cina contemporanea, direttrice di parte italiana dell’Istituto Confucio, nel ripercorrere la genesi della collaborazione tra il nostro ateneo e la Cina – raccontata anche all’interno del saggio contenuto nel volume edito EDUCatt L’evoluzione del Cristianesimo in Cina: atto primo (a cura del Gruppo Regionale Lombardo UCID) – ritorna agli anni Ottanta, quando «grazie al contributo del professor Agostino Giovagnoli è stato possibile ospitare dottorandi di ricerca di origine cinese che hanno poi completato il percorso di studi in Cattolica. Il legame con questi ragazzi e queste ragazze è rimasto molto forte, e ha permesso di entrare poi in contatto anche con le istituzioni culturali cinesi dove hanno poi iniziato a lavorare». Un’esperienza che sembra essere di buon auspicio per i progetti dell’Istituto, tra cui quello proprio del dottorato: un programma di quattro anni, avviato nel 2019 e dedicato a studenti e studentesse che insegnano italiano nelle università cinesi. «Attualmente» racconta la professoressa Giunipero «abbiamo sei docenti cinesi immatricolati nel nostro dottorato in università, e tra un paio di mesi due di loro saranno a tutti gli effetti dottorati. Si tratta di un programma particolarmente significativo, perché andremo in questo modo a rafforzare ulteriormente i legami di collaborazione con le altre università cinesi, oltre ad avere nuovi italianisti cinesi con un alto livello accademico di ricerca e approfondimento universitario. È un rapporto molto bello, proficuo e interessante, che porta a rinforzare dei legami che sono nati anche durante i primissimi anni universitari per i dottorandi, che il più delle volte si sono avvicinati alla Cattolica all’inizio del proprio percorso di studio».

Università Cattolica del Sacro Cuore e università cinesi

Sul forte legame tra l’Università Cattolica e le università cinesi si sofferma anche Gianluca Samsa, Associate Director Education Abroad presso l’area Sviluppo Internazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Occupandosi dell’internazionalizzazione dell’ateneo e della mobilità degli studenti su più livelli e sedi (tra cui le università cinesi), anche Samsa conferma che le prime relazioni con le università cinesi, in particolare la BLCU, sono state strette a partire dagli anni Ottanta, con un significativo intensificarsi di scambi e relazioni dalla metà degli anni Duemila. Una volta subentrato il sostegno dell’Istituto Confucio, nel corso degli ultimi venti anni si è andato a rafforzare «questo rapporto prezioso di comunicazione e scambio con docenti e lettori di lingua cinese da e verso l’Università Cattolica. Da qui hanno anche avuto il via i diversi programmi di mobilità per portare gli studenti di lingua cinese in Cina, prima per brevi periodi e poi per interi semestri o anni accademici, che hanno poi portato al conseguente rafforzamento di rapporti con la BLCU e alla creazione di scambio anche con altre università. Si è quindi creato un programma ricco di relazioni e opportunità, in cui le stesse università cinesi si sono dimostrate sempre più propense ad accettare studenti internazionali (e non solo gli studenti di Lingue, ma anche quelli delle altre facoltà)».

Con la BLCU si è poi consolidato ulteriormente il rapporto lavorando sulla definizione di alcuni percorsi di laurea a doppio titolo, in entrata e in uscita: il primo è un percorso di quattro anni dove i ragazzi e le ragazze cinesi frequentano due anni di italiano in Cina e due anni in Italia nella facoltà di Lettere (percorso di Scienze dei beni culturali); il secondo invece prevede, per gli studenti italiani sulle sedi di Milano e Brescia, due anni di lingua cinese e poi un atterraggio di altri due anni in quella che è l’equivalente della facoltà di Lettere in Cina, dalla quale usciranno formati come insegnanti di lingua cinese.

Samsa conclude: «Nonostante le difficoltà conseguenti alla pandemia, che hanno intaccato non poco la mobilità internazionale, assieme all’università di Pechino è stato possibile ampliare il parterre di collaborazioni con altre università cinesi che offrono agli studenti la possibilità di studiare italiano: è stata raggiunta una quarantina di atenei, di cui ventinove permettono di inserire la nostra lingua come prima o seconda lingua di studio. Sulla scia della ricchissima tradizione cinese di studio delle lingue stiamo lavorando per far sì che si arrivi a creare percorsi di studio dedicati, affinché un numero sempre maggiore di studenti cinese possa fare riferimento al nostro ateneo come occasione per perfezionare al meglio lo studio e la pratica della lingua italiana».


Puoi approfondire ai seguenti link:
https://www.cattolicacsa.com/
https://istitutoconfucio.unicatt.it/
https://international.unicatt.it/

[Si ringraziano per il prezioso contributo all’articolo Elisa Maria Giunipero, Gianluca Samsa e Anting Wang. Le foto a corredo sono state scattate durante gli eventi organizzati dalla Cattolica Chinese Students Association.]