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Per una comunità di apprendimento. La trilogia di bell hooks sull’insegnamento

Riparte il nuovo anno scolastico e si affaccia il nuovo anno accademico. L’attenzione sull’insegnamento è comprensibilmente alta, tenendo a mente che è sempre necessario creare delle comunità di apprendimento, come sosteneva bell hooks.

«Il primo paradigma che plasma la mia pedagogia è che l’aula deve essere un luogo eccitante, mai noioso in cui se la noia prevale sono necessarie strategie pedagogiche in grado di intervenire, alterare, distruggere l’atmosfera di noia. Solo in una classe eccitante, in cui ci sono le emozioni, si può rimanere vigili e attenti».

Queste parole, della studiosa femminista afroamericana bell hooks, si possono trovare in Insegnare a trasgredire. L’educazione come pratica della libertà, un volume stampato nel 2020 dalla casa editrice Meltemi, che si è assunta il compito di pubblicare anche gli altri due suoi libri che discutono di insegnamento, ossia Insegnare comunità. Una pedagogia della speranza e Insegnare il pensiero critico. Saggezza pratica.

Questa trilogia, scritta in modo godibilissimo, accessibile per scelta a tutte e tutti, è il compendio dell’esperienza da insegnante di una studiosa, mancata nel 2021, più famosa almeno in Italia per i suoi lavori sul margine, sulla razza e sul genere. Vi si trovano le sue esperienze e quelle dei suoi studenti, cosa che permette al lettore un’identificazione, nonostante la differenza di tempo e di spazio intercorsa.

Secondo bell hooks, nella classe intesa come comunità, la capacità di generare eccitazione è profondamente influenzata dall’interesse reciproco nell’ascoltare gli altri, nel riconoscere la presenza. Questa attitudine permette di riconoscere la presenza di ogni individuo, dandogli quell’interesse che necessita in quanto essere umano e poi essere che apprende. L’attenzione reciproca, la narrazione delle esperienze, l’assunzione della responsabilità innescano un meccanismo di liberazione che mette in moto una pratica educativa della libertà.

Questo metodo, che si riallaccia alla pedagogia radicale, decostruisce la nozione classica di insegnamento, quella che si rifà a un’ideale depositario, per cui esiste solo un insegnante che dalla sua cattedra, magari seduto, legge o declama, e propone una coscientizzazione degli studenti, rendendoli protagonisti dell’esperienza dell’apprendimento. Apprendere, infatti, non è solo imparare nozioni per poi trovare un lavoro, ma è uno scambio umano dove se si sta in ascolto si percepisce la vita, ci si libera, ci si potenzia, si guarisce, ci si rinnova.

In Insegnare comunità, a un certo punto bell hooks citando un altro studioso, Parker Palmer, riporta queste parole «Quando si è tristi, la cosa migliore è imparare qualcosa. Questa è l’unica cosa che non fallisce mai […]. Scoprire perché il mondo si agita e cosa lo agita, è l’unica cosa che la mente non può esaurire o alienare, temere o diffidare o sentirsi tormentata, e mai sognare di rimpiangere. L’apprendimento è ciò che fa per te».

Ricominciare ad amare ciò che si apprende. Anche leggendo e amando questi libri. Una sensazione di liberazione e di amore per quello che abbiamo appreso ma anche di rabbia per come spesso abbiamo appreso. E, anche, la certezza che potremmo apprendere meglio e insegnare meglio. Queste sensazioni vibrano sulla pelle dopo la fine di questa trilogia che si legge tutta d’un fiato. Non è straordinario?

Simone Biundo

Simone Biundo (Genova, 1990) è insegnante di lettere a Genova in una Scuola secondaria, è editor della rivista «VP Plus», è ricercatore indipendente di storia dell’editoria e della letteratura. Ha pubblicato poesie su «Neutopia», «Margutte», «Poesia del nostro tempo» e «Nuovi Argomenti». Per Interno Poesia è uscito il suo primo libro di poesie, "Le anime elementari" (2020). Con il poeta Damiano Sinfonico, l’attrice e linguista Sara Sorrentino cura la rassegna di poesia contemporanea , poet. – alla libreria Falso Demetrio. Qui in EDUCatt collabora come ghostwriter, SMM e content manager.

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