Pagine di… accoglienza!
Le studentesse e gli studenti rientrano o entrano per la prima volta nei collegi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. In questo tempo fosco e cupo le parole di Papa Francesco e della poetessa Mariangela Gualtieri possono aiutare a riflettere sul significato profondo della parola ‘accoglienza’.
«“Fratelli tutti”, scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo. Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va al di là delle barriere della geografia e dello spazio. Qui egli dichiara beato colui che ama l’altro “quando fosse lontano da lui, quanto se fosse accanto a lui”. Con queste poche e semplici parole ha spiegato l’essenziale di una fraternità aperta, che permette di riconoscere, apprezzare e amare ogni persona al di là della vicinanza fisica, al di là del luogo del mondo dove è nata o dove abita».
Inizia così la Lettera enciclica di Papa Francesco del 3 ottobre 2009. Una lettera sulla fraternità e l’amicizia sociale che riporta in primo piano l’imperativo dell’accoglienza, un’accoglienza che in Università Cattolica, tra le varie realtà, è esercitata con grande impegno dall’Ente per il Diritto allo Studio e dalla sua emanazione diretta, il progetto sociale Casa Fogliani.
I numeri, naturalmente freddi, a volte possono raccontarci le fondamenta di ciò che si rivela profondamente umano: dal Bilancio di missione del 2018 apprendiamo che ben 1.477 persone sono state ospitate nei nostri collegi, lo stesso numero del biennio 2016-17, e che nello stesso anno ben 925.754 sono stati i pasti distribuiti. Inoltre, grazie alla vendita dei prodotti di Casa Fogliani, acquistati con una scelta etica e consapevole, tre studenti partiti da una condizione economica svantaggiosa, Elmer dal Perù, Denish dall’Uganda e ora Omayma dalla Siria, possono studiare nelle migliori condizioni in Università Cattolica.
Questi, come si diceva, solo i numeri. Che ci suggeriscono, però, una dimensione di incontro e di relazione e di progettualità sociale e umana che va ben al di là di una semplice condivisione di spazi e di pasti.
Valentina Giusti ha ben raccontato nell’ultimo numero di EPeople che, se come ogni anno le settimane precedenti e concomitanti la ripresa delle lezioni universitarie in Ateneo si vede l’arrivo di ragazzi e ragazze che fanno per la prima volta il loro ingresso nelle residenze collegiali, tanti altri vi hanno fatto ritorno, in questo caso dopo un lungo periodo di tempo, a causa di un’emergenza sanitaria non ancora terminata.
Le condizioni per un’accoglienza ancora più consapevole, basata sull’accettazione delle differenze, anzi sull’esplorazione delle diversità e sul dialogo, sulla comunicazione e la riflessione, ci sono tutte. Un imperativo morale di quest’anno incerto e fosco, su cui si addensano cupe nubi temporalesche, potrebbe proprio essere la comprensione profonda del significato della parola accoglienza, che poi vuol dire, attraversandone la stratificazione linguistica e accedendone alla radice, cogliere insieme presso di sé*.
Cancelliamo allora il possibile alibi della mascherina, della distanza e della paura e proviamo ad entrare nella Bestia di gioia di cui ha scritto la poetessa Mariangela Gualtieri.
Per tutte le costole bastonate e rotte.
Per ogni animale sbalzato dal suo nido
e infranto nel suo meccanismo d’amore.
Per tutte le seti che furono saziate
fino alle labbra spaccate alla caduta
e all’abbaglio. Per i miei fratelli
nelle tane. E le mie sorelle
nelle reti e nelle tele e nelle
sprigionate fiamme e nelle capanne
e rinchiuse e martoriate. Per le bambine
mie strappate. E le perle nel fondale
marino. Per l’inverno che mi piace
e l’urlo della ragazza
quel suo tentare la fuga invano.
Per tutto questo conoscere e amare
eccomi. Per tutto penetrare e accogliere
eccomi. Per ondeggiare col tutto
e forse cadere eccomi
che ognuno dei semi inghiottiti
si farà in me fiore
fino al capogiro del frutto lo giuro.
Che qualunque dolore verrà
puntualmente cantato, e poi anche
quella leggerezza di certe
ore, di certe mani delicate, tutto sarà
guardato mirabilmente
ascoltata ogni onda di suono, penetrato
nelle sue venature ogni canto ogni pianto
lo giuro adesso che tutto è
impregnato di spazio siderale.
Anche in questa brutta città appare chiaro
sopra i rumorosissimi bar
lo spettro luminoso della gioia.
Questo lo giuro.
(da Bestia di gioia, Einaudi, 2010)
*Accoglienza < accogliere < cogliere < colligere < legere. Dal latino legere, ‘raccogliere’, si passa al composto colligere, ‘raccogliere con’, e si arriva, con l’aggiunta del prefisso ad che indica ‘movimento verso’, al derivato accogliere e al sostantivo accoglienza che significa appunto ‘il modo in cui si accoglie o si ospita o si riceve e quindi si raccoglie insieme presso di sé’.
(Il quadro in primo piano è Angeli primo amore di Osvaldo Licini)