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«Speriamo contro ogni speranza»: il Sacro Cuore e la fondazione dell’Università Cattolica

Il racconto appassionante di una fondazione rocambolesca, che ricorda come la creazione dell’Università Cattolica sia stata frutto della perseveranza e della passione, ma soprattutto dell’affidarsi al Sacro Cuore cui è intitolato l’Ateneo dei Cattolici italiani e che si celebra quest’anno il 27 giugno.

«La devozione al Sacro Cuore rinnova il mondo», così scrive padre Gemelli in un articolo polemico pubblicato sulla Rivista del Clero nel 1920. Polemico perché rimprovera i sacerdoti nell’edulcorare la festa del Sacro Cuore e si lamenta dei libri “latte e miele” che ne parlano svilendone il significato profondo che, continua Gemelli, è: «onorare, sotto la figura del sacro Cuore, l’amore di nostro Signore Gesù Cristo. E si badi. I teologi hanno discusso parecchio, sull’oggetto di questo amore di N.S., ma oggi debbono tutti convenire che l’amore che onoriamo direttamente nel culto del sacro Cuore è l’amore del Verbo incarnato, di Dio fatto uomo. L ’amore senza contatto con l’umanità di Gesù non potrebbe essere l’oggetto proprio di questa devozione. […] È il richiamare la nostra vocazione cristiana e il comprendere che cosa Iddio vuole da noi; è il proporre di vivere secondo la missione che Iddio ci ha dato quando ci ha redenti».

Una devozione legata alla nascita dell’Università Cattolica intitolata appunto al Sacro Cuore alla cui fondazione, scrive sempre il primo Rettore vent’anni dopo: «Iddio è intervenuto direttamente con la Sua mano ad operare quello che non per metafora o per abuso retorico si deve chiamare il miracolo».

“Il miracolo” inizia con la ricerca della sede: dopo la visita a 127 edifici (!) finalmente in via sant’Agnese Armida Barelli e Gemelli individuano l’antico convento delle Umiliate, riedificato nella parte anteriore dal Canonica, libero in gran parte. Prezzo di vendita un milione di lire. Una cifra non da poco considerando che in cassa in quel momento c’erano solo 50mila lire utilizzate per impegnare l’edificio. Altra difficoltà, degna delle migliori storie: il milione si deve pagare entro le ore 15 del terzo giorno. Viene chiesto un prestito a una banca, che si era già detta pronta ad aiutare la futura Università Cattolica… ma solo a inaugurazione avvenuta, come notifica il telegramma che sancisce il rifiuto alla somma richiesta.

Gli amici Gemelli, Francesco Olgiati e Ludovico Necchi condividono la triste notizia nella sede della casa editrice «Vita e Pensiero», nella casa della signora Savina, la madre della Barelli, in corso Venezia. E lì avviene l’inaspettato. Lo racconta Maria Sticco, testimone dell’inaugurazione e a lungo docente dell’Ateneo, nel volume Armida Barelli. Una donna fra due secoli: «in quello scoraggiamento così profondo Ida […] reagì prontamente [e] azzardò la sua proposta: “[…] promettiamo di dedicare l’Università Cattolica al Sacro Cuore, se ci concede di farla. Abbiamo bisogno di un miracolo per riuscire». Tutti promettono e in quel momento entra il conte Ernesto Lombardo che saputa la notizia dileggia bonariamente gli amici dicendo: «Sono proprio contento che questa utopia dell’Università Cattolica finisca. Venite con me all’Orologio [un ristorante in piazza del Duomo]. V’invito al pranzo di funerale dell’Università Cattolica».
La Barelli risponde: «Conte, accetteremo stasera il pranzo di funerale dell’Ateneo Cattolico, se non avremo potuto pagare alle ore 15 il milione per comperare la sede, e così sarà finito il nostro sogno. Ma fino alle tre noi aspettiamo. Se il Signore vuole che facciamo noi l’Università Cattolica ci manderà il milione, e se Lui non vuole, perché dovremmo ostinarci? Abbiamo promesso al Sacro Cuore d’intitolare a Lui l’Università, se ci darà la grazia di farla sorgere. Perciò speriamo contro ogni speranza».

Mentre il conte scende le scale, racconta sempre la Sticco, la frase della Barelli gli risuona nella mente: «”Abbiamo promesso al Sacro Cuore d’intitolare a Lui l’Università”. In una luce di lampo vide a grandi lettere: Università del Sacro Cuore. Università Cattolica non gli diceva nulla […] ma Università del Sacro Cuore gli significava ben altro. Non si vantava lui di essere il cassiere del Sacro Cuore? E questa non diventava un’opera del Sacro Cuore? Come poteva il cassiere rifiutarsi al suo ufficio onorifico? Il conte non resistette all’attacco interiore e poco dopo mandò alla Barelli un biglietto con queste parole: “Da un’ora il tuo Sacro Cuore mi ha messo l’inferno in cuore! Voglio la mia pace, eccoti il milione!”. Al biglietto era aggiunto il rispettivo assegno. La cassiera impertinente rispose: “Caro conte, non la ringrazio, perché non lei ha dato il milione, ma il Sacro Cuore, che ha cambiato a favore della Sua Università quella testa che io in più d’un anno non ero riuscita a convincere. Il Sacro Cuore compensi chi per lui ha donato”».

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