Giacomo Manzù, una scultura in cemento e rame, 1932
La storia breve di una Madonna giovane e austera, in una rappresentazione inconsueta che esprime una pacata tenerezza e che ha accompagnato generazioni di ragazzi, nella sede di Milano dell’Università Cattolica.
Giacomo Manzoni è giovane (è nato verso il Natale del 1908) tra il 1929 e il 1932, quando si trasferisce a Milano dopo un’esperienza francese e l’architetto Muzio gli commissiona la decorazione della cappella dell’Università Cattolica del Sacro Cuore in costruzione. Si dà già un soprannome, che suona come uno pseudonimo milanese, Manzù, con il quale sarà conosciuto poi a livello internazionale. Bergamasco come il «papa buono» di cui fu amico e di cui poi avrebbe preso il calco del volto e della mano nel 1963, appena dopo la morte del pontefice, non è ancora lo scultore noto pure in Giappone, ma un promettente artista cui padre Gemelli decide di dare fiducia.
Tra le numerose altre di soggetto sacro, dagli sportelli dei tabernacoli ai grandi bassorilievi dei Santi nella cappella maggiore, esegue una statua dell’Immacolata in cemento e rame destinata, almeno in un primo tempo, alla stessa cappella ma prestissimo spostata [nel 1933] per decisione di p. Gemelli a seguito di qualche critica che Manzù attribuiva più tardi ad alcune non precisate donne («Si vedeva benissimo che era la ragazza del bar sotto casa che tutte le mattine mi dava il caffè») e che forse potrebbe essere la reazione piccata del frate – impulsivo, «prepotente», come si definiva egli stesso – a un articolo uscito sulla rivista «Domus» che anticipava delle scelte non ancora prese.
Al rettore quell’Immacolata, una giovanissima Madre che presenta il bimbo in un rapporto dolce e intimo, di carattere colloquiale e «lievemente profano», pareva piacere, ma con la sua figura longilinea più adatta a un pinnacolo che non a una collocazione che ispirasse «raccoglimento e compostezza» (è il giudizio che Gemelli ne dà a Castiglioni, per una madonna analoga, pensata per sostituire la prima ma anch’essa adesso collocata all’esterno, una interessante reinterpretazione della commessa del frate, difficile da accontentare).
Alla statua venne data una nuova collocazione, sotto il portico di ingresso dei collegi universitari Augustinianum e Ludovicianum, le residenze studentesche maschili costruite in via Necchi, accanto all’Ateneo, pensate da padre Gemelli per generare una «comunità educante» immersa nell’ambiente universitario e in grado di vivere appieno l’esperienza accademica. Qui, quella Madonna che «è una madre che regge il fanciullo con la posa di tutte le madri, mentre il piccolo Gesù con una mano si appoggia sorridente al suo petto e con l’altra sostiene la croce: motivo […] che qui si riesprime con un affettuoso senso di pacata dolorosa tenerezza» (M. Vianello, La statua dell’Immacolata di Giacomo Manzù, in Manzù in Università Cattolica, Vita e Pensiero, Milano 2004, pp. 53-60) e che poteva essere tutte le madri, raccoglie l’affetto particolare degli studenti del Collegio, che le si rivolgono spesso, che invariabilmente le rivolgono lo sguardo uscendo e rientrando.
All’aperto, l’Immacolata è soggetta alle intemperie che la danneggiano – o meglio ne incrementano i danni probabilmente già derivanti dal bombardamento che l’Università aveva subito ad agosto del 1943; nel 1976 viene spostata dunque in una delle aule di rappresentanza, all’interno (Aula Negri da Oleggio) e lì resta fino agli anni duemila.
Nel 2004, grazie al contributo della Fondazione CARIPLO, dopo una fase di attento restauro eseguito all’interno della stessa Università Cattolica che ha fatto emergere particolari interessanti nella composizione e gli effetti di un restauro precedente, è stata collocata in un ambiente interno, all’ingresso dell’Aula Magna dell’università, accanto all’Aula che ha preso il suo nome.
Lo sguardo di questa Madonna è dolce, una ragazza seria e austera, una figura umanissima che potrebbe essere una studentessa di ieri e ancor più di oggi, coi suoi capelli corti e la figura giovane giovane: se vi capita di passarci soffermatevi un attimo, rivolgetele un cenno come a un’amica, vi farà bene al cuore.