Scommettere sui giovani in Europa
Un nuovo «slancio creativo» dei giovani nella partecipazione alla vita dell’Europa per consolidare lo «spirito» dell’Unione: è l’appello del rettore Elena Beccalli e della presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, a maggio in Università Cattolica in un’affollata Aula Magna, affollata soprattutto di giovani.
La generazione Erasmus sembrava aver dato grande impulso al sogno europeo. Tuttavia, a quasi quarant’anni di distanza, possiamo dire che qualcosa non ha funzionato. Il processo di integrazione ha avuto rallentamenti e battute d’arresto, subendo lungo il cammino fratture importanti, come la fuoriuscita del Regno Unito dopo la Brexit.
Del resto, il percorso europeo si barcamena tra euroentusiasti ed euroscettici.
Basti pensare a quello che è successo in Bulgaria, che dal prossimo anno sarà il 21esimo Paese ad adottare la moneta unica. Metà della cittadinanza bulgara è contraria a dire addio al lev perché teme di impoverirsi a seguito di un forte rialzo dei prezzi. E la piazza di Sofia si infiamma con lo slogan “No all’eurocolonialismo”. Segno che il vero nemico della costruzione europea è un diffuso sovranismo, trasversale ai diversi Paesi, che alimenta l’avversione all’Ue con la retorica degli euroburocrati, dell’omogeneizzazione culturale, dell’ingerenza politica.
Un sentimento che attraversa anche le nuove generazioni. Se da un lato, la mobilità studentesca è in costante crescita e sempre più giovani scelgono di studiare in università di altri Paesi europei, dall’altro esiste una fascia della popolazione giovanile che manifesta euroscetticismo e un calo di fiducia nelle istituzioni europee. In che modo colmare questo divario e rafforzare il legame tra le nuove generazioni e il progetto europeo?
Come sostiene il rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Elena Beccalli, all’Europa serve un nuovo slancio creativo. E questo potrebbe arrivare proprio dai giovani. Ed è a loro che si è rivolta con un appello appassionato la presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola, nell’aula Magna dell’Ateneo affollata di studenti e studentesse il 29 maggio per dialogare con i vertici delle istituzioni europee. «Voglio vedere più giovani candidati e donne candidate» ha detto. «La politica è una missione complessa ma è bella se la fai con i principi e i valori, il rispetto e la tolleranza di cui hanno bisogno le nostre società. Farò del mio meglio affinché più giovani comincino a lavorare nelle istituzioni anche attraverso gli stage. Ogni due anni sono 5mila i ragazzi che vengono al Parlamento europeo».
Un appello che valorizza quella fiducia che i giovani ancora ripongono nell’Unione europea, pari al 54,5% secondo una ricerca condotta dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Giuseppe Toniolo in collaborazione con Ipsos, il laboratorio di Statistica dell’Università Cattolica e con il sostegno di Fondazione Cariplo. Anche se fra loro prevale un senso di disillusione dovuto alla scarsa rappresentanza e al limitato coinvolgimento nelle decisioni politiche. La stessa indagine segnala che quasi 3 giovani su 4 sarebbero disponibili a impegnarsi in prima persona per far funzionare meglio il Paese. Se la politica aprisse loro maggiori spazi, si rafforzerebbe la loro visione della partecipazione democratica e crescerebbe il loro interesse per l’impegno politico. Serve allora scommettere sui giovani, considerato che, nel recente referendum in Italia, sono quelli che, in proporzione, hanno partecipato di più.
Ed è a partire dalle nuove generazioni che occorre rinsaldare uno spirito europeo: la presenza di tanti studenti in aula Magna ad ascoltare la presidente del Parlamento europeo è stata una concreta testimonianza della loro volontà di fare sentire la propria voce nel portare avanti il progetto europeo.