Storie

Storie minime

Una rubrica di piccole narrazioni che vuole invitare a ricordare e conoscere ambienti e cose di bellezza, anche a partire da un breve riflesso di luce nell’aria.

Ci sono storie che lo sguardo di ogni giorno non intercetta, che migliaia di occhi distratti finiscono per ignorare, luoghi la cui bellezza austera è frutto del tempo, ma soprattutto di chi ha voluto che quel tempo sopravvivesse, anche nella monumentalità – che sembra non più di moda, sostituita dal cemento armato del brutalismo prima, da una volatilità di idee più tardi, che sta alla pietra come il legno delle costruzioni in alcuni Paesi (bello, meno costoso, a volte anche poetico, ma certamente meno longevo).

Di questo tipo sono a Milano, per fare un esempio, i luoghi della sede monumentale dell’Università Cattolica: in piena zona Sant’Ambrogio, sulla struttura che ospitava il monastero prima, un ospedale poi e molte altre cose in mezzo, il complesso monumentale fu destinato nel 1929 a sede dell’Università dei cattolici italiani dopo un acquisto coraggioso e dei lavori eseguiti a tempo di record da maestranze che non esitarono a donare la propria opera – s’affacciava, in quel tempo, un tempo di crisi in cui tanto più difficile sarebbe stato donare – sotto la guida di un architetto giovane, che dopo avrebbe impresso su Milano una traccia importante, ma allora era ancora agli inizi (era Giovanni Muzio, 1893-1982, esponente del movimento artistico «Novecento» e della corrente tradizionalista degli anni Venti e Trenta di quel secolo).

La storia è ben descritta, ricostruita e fotografata nei bei volumi istituzionali curati da Maria Luisa Gatti Perer prima (Dal monastero di S. Ambrogio all’Università Cattolica, Vita e Pensiero, Milano 1990) e da Alessandro Rovetta poi (La Fabbrica perfetta e grandiosissima, Vita e Pensiero, Milano 2009); ma ai quasi undicimila studenti, ai mille docenti e altrettanti lavoratori che scorrono ogni giorno nei chiostri bramanteschi, la bellezza del luogo s’impone oggettivamente ma poco racconta.

Ecco, fermarsi a volte, un attimo, in «un ambiente in cui si avverte e in qualche modo si respira un genius loci ricco di elementi di bellezza – storica, artistica, naturale nonché relazionale» (G. Gasparini, Bellezza e società, Nomos Edizioni, B. Arsizio 2013, p. 72) può essere un fattore positivo non secondario nella partecipazione alla vita accademica, a quel «viaggio» quotidiano che è il vivere l’occasione irripetibile dello stare, studiare, insegnare, lavorare in università: che è quanto alcune storie minime in questa rubrica – «pulviscolo», come quello che attraversa la luce e s’adagia nell’aria, come una rubrica dei primi anni dell’Università Cattolica che da racconti piccoli invitava alla riflessione – cercheranno di riportare, recuperando da oggetti, scorci e notizie la genialità di idee che hanno segnato la Storia più grande della città e dell’intero Paese Italia, e che in qualche modo continuano a mormorare qualcosa a chi le voglia ascoltare.

EDUCatt EPeople